Cherubino Alberti
(Borgo Sansepolcro, 1553 - Rome, 1615)
Venus and Cupid
penna, pennello e inchiostro bruno, rialzi in biacca, su carta preparata
224 x 141 mm (8.82 x 5.55 inches)
Cherubino Alberti
(Borgo Sansepolcro, 1553 - Rome, 1615)
Venere e Amore
penna, pennello e inchiostro bruno, rialzi in biacca, su carta preparata
224 x 141 mm (8.82 x 5.55 inches)
Rif: 0265
Provenienza: Zaccaria Sagredo Borghese, Venezia
Descrizione:Venere viene descritta mentre è accovacciata su uno scranno, coperto da un ampio baldacchino: con una mano ella poggia su un ripiano, sul quale si scorge lo specchio e un vasetto di unguenti, mentre da dietro è sorpresa da Cupido, che a sua volta bacia dolcemente la madre sulla fronte.
Il disegno riporta sul verso il marchio “G. P. no. 12” (Lugt 2103a), che ne certifica la provenienza dal cosiddetto ‘Album Sagredo – Borghese’ – l’immensa raccolta di fogli di proprietà della famiglia Sagredo di Venezia, molti dei quali già parte del fondo dell’illustre collezionista Zaccaria (1653 - 1729)[i] –. Tale collocazione originaria è un’implicita conferma del valore di questo disegno, testimone dell’indole sottilmente erotica che si affermò in tutta Europa nelle arti figurative, e nella fattispecie nella rappresentazione del mito, tra gli ultimi decenni del Cinquecento e i primi vent’anni del secolo successivo. Una delle capitali di questo gusto nella cultura europea, al pari di Praga al tempo dell’imperatore Rodolfo II, fu certamente Roma sotto il papato di Clemente VIII Aldobrandini (1592 – 1605): nell’Urbe giunsero in questa fase tantissimi maestri, portavoce delle più diverse istanze formali, che si trovarono pure a lavorare negli stessi cantieri decorativi dando luogo ad una felice contaminazione di linguaggi. L’artista che più d’ogni altro trasse beneficio dalle suggestioni recepite nell’ambiente romano, al punto di diventare il pittore di riferimento proprio nei cantieri promossi da papa Aldobrandini, fu certamente Cherubino Alberti, ovvero colui che può essere individuato come l’autore di questo foglio[ii].
Nato a Borgo Sansepolcro nel 1553 e giunto a Roma ancora adolescente, Cherubino Alberti si formò insieme al fratello Giovanni nella bottega del pittore e incisore olandese Cornelis Cort. Il contatto con gli epigoni della tradizione raffaellesca e, soprattutto, con il repertorio figurativo dell’arte classica lo portò ad intraprendere una lunga carriera di disegnatore e incisore di soggetti mitologici, in una fase nondimeno nella quale questi a Roma erano tornati in auge, dopo un breve periodo di crisi negli anni ’60 e ’70 del Cinquecento[iii]. Proprio nella produzione a stampa di Cherubino possiamo trovare un valido confronto per il nostro disegno: si tratta della famosa incisione all’acquaforte con Venere che sorge dal mare, nella quale – come pure del resto nel foglio qui in esame – appaiono chiari i riferimenti ai potenti nudi femminili di Michelangelo, nonché ovviamente alla Galatea dipinta da Raffaello a Villa Chigi[iv]. Restando invece all’attività di disegnatore, nei rari fogli realizzati a pennello – prevalenti sono difatti i rapidi schizzi a penna – emerge la capacità di Cherubino di evidenziare la potenza plastica delle figure attraverso i rialzi in biacca: tale pratica gli derivava dalla volontà di voler fingere sulla carta il rilievo delle sculture classiche, i cui soggetti, ad esempio delle fronti dei sarcofagi, venivano talvolta copiati dall’artista con estrema meticolosità[v]. La nostra Venere, modellata su un rapido movimento di bacino che ne sottolinea il carattere vivido, prende spunto evidentemente dalle immagini scolpite della dea in epoca ellenistica, il cui recupero, nelle campagne di scavo presso i fori, e l’acquisizione nelle più prestigiose raccolte romane offrivano all’Alberti la possibilità di studiare minuziosamente questi modelli dal vivo.
Una memoria della posa della figura si può notare nelle immagini allegoriche dipinte da Cherubino e Giovanni sulle pareti del salone di Palazzo Ruggieri a Roma[vi] – in particolar modo la Pace, realizzata da Cherubino sulla parete sinistra –: una datazione prossima a questa impresa, attorno al 1590, appare dunque la più verosimile.
[i] Sulla raccolta di disegni della famiglia Sagredo si rimanda alle parti dedicate all’argomento nel volume di Cristiana Mazza: C. Mazza, I Sagredo committenti e collezionisti d’arte nella Venezia del Sei e Settecento, Venezia 2004.
[ii] Sulle committenze di papa Aldobrandini a Cherubino e Giovanni Alberti: M. C. Abromson, Clement VIII’s patronage of the brothers Alberti, in “The art bulletin”, LX, 1978, pp. 531-547; S. Macioce, Per un’introduzione al pontificato di Clemente VIII Aldobrandini (1592-1605): politica e committenza, in “Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria”, CX!, 2014, II, pp. 709-726.
[iii] Sugli Alberti: C. Witcombe, Giovanni and Cherubino Alberti, College degree diss., Bryn Mawr (Pennsylvania.) 1981; A Matteoli, voce Alberti, in Saur. Allgemeines Künstlerlexicon. Die Bildenden Künstleraleer Zeiten und Völker, II, Monaco 1992, pp. 69-71.
[iv] Dell’incisione restano stampe in numerosi musei: si riporta l’esemplare del Museum of Art di Philadelphia (inv. 1985-52-7865)
[v] Su Cherubino Alberti disegnatore: K. Herrmann Fiore, Studi sui disegni di figure di Giovanni e Cherubino Alberti, in “Bollettino d’arte”, LXV, 1980, 5, pp. 39-64; Disegni degli Alberti: il volume 2503 del Gabinetto Nazionale delle Stampe, a cura della stessa, catalogo della mostra (Roma, Gabinetto Nazionale delle Stampe, Villa alla Farnesina alla Lungara, 25 novembre 1983 – 2 gennaio 1984), Roma 1983.
[vi] M. V. Brugnoli, Un palazzo romano del tardo ’500 e l’opera di Giovanni e Cherubino Alberti a Roma, in “Bollettino d’arte”, XLV, 1960, pp. 233.246; S. Hoppe, Der Buon Governo des Pompeo Ruggieri. Die Fresken von Cherubino und Giovanni Alberti im Palazzo Ruggieri in Rom, PHD Diss., Saarbrücken 2015, I, pp. 96-101.
Per maggiori referenze: Zaccaria Sagredo Borghese, Venezia