Niccolo' di Segna

(Siena, attivo tra il 1331 e il 1345)

Santo Vescovo, c. 1330

tempera su tavola, fondo oro, 25,5 x 20 cm (10.04 x 7.87 inches)

Campi obbligatori*

Niccolo' di Segna

(Siena, attivo tra il 1331 e il 1345)

Santo Vescovo, c. 1330

tempera su tavola, fondo oro, 25,5 x 20 cm (10.04 x 7.87 inches)

Rif: 880

Provenienza
Toscana, inizialmente parte del polittico (inv. N. 38) Pinacoteca Nazionale in Siena
Firenze, collezione Carlo De Carlo

Bibliografia
N. Matteuzzi, Niccolò di Segna, un’ipotesi di ricostruzione e proteste per la cronologia in Arte Cristiana, Milano 2008, pp. 90 - 97
A. De Marchi in Duccio, Alle origini della pittura senese (catalogo della mostra) (edito da A. Bagnoli), Milano 2003, p. 370

 

Descrizione:

Il Santo Vescovo, rappresentato con la tradizionale mitra e dalmatica, stringe nella mano destra il pastorale e nella sinistra un libro rosso, a simboleggiare l’importanza della Parola Scritta. Il viso allungato, dai tratti raffinati, è incorniciato da una folta barba, le cui sfumature grigie indicano l’età non più giovane del Santo. Un’ ampia aureola, finemente decorata, ne circonda il capo, mentre le spalle sono avvolte da una dalmatica di broccato riccamente decorato da motivi verdi, rossi, ocra.

Attribuito nel 1995 da Federico Zeri a Niccolò di Segna, la presente opera rappresenta un’interessante aggiunta alla pittura della Scuola Senese del Trecento. Nel 2003 Andrea De Marchi confermò l’attribuzione a Niccolò di Segna e suggerì la ricollocazione del Santo Vescovo presso un gruppo di otto pannelli rappresentanti mezzi busti di Santi e un Cristo Crocifisso, attualmente situati nel Museo Horne di Firenze. Gli otto pannelli costituiscono parte di una predella, composta da undici compartimenti, tra i quali si trovano Santa Caterina, ora situata presso la Pinacoteca Nazionale di Siena, San Vittore e Santa Ursula nel museo di Beaux-Arts a Dijon, San Francesco attualmente presso il Museo Nazionale di San Matteo a Pisa, e due Santi Vescovi nella Collezione Salini nel Castello di Gallico in Asciano. Questa ipotesi è stata ulteriormente sostenuta da Nicoletta Matteuzzi, che nel 2008 concentrò i suoi studi su questo argomento.

Già prima del 1899, Joseph Archer Crowe e Giovanni Battista Cavalcaselle avevano proposto di collegare la predella ricostruita a un gruppo di Santi nella Pinacoteca Nazionale di Siena tra i quali i quattro pannelli laterali rappresentano rispettivamente San Benedetto, San Michele Arcangelo, San Bartolomeo e San Nicola. Il gruppo è formato da opere perfettamente omogenee sia per lo stile che per le dimensioni. La punzonatura delle aureole in questo gruppo, inoltre, risulta conforme a quella presente nel nostro Santo, andando così a rafforzare l’ipotesi della sua appartenenza, insieme alle altre tavole, ad un polittico di dimensioni più estese il cui pannello centrale è oggi disperso.

Come sottolineato da Manteguzzi, ci sono altri elementi che suggeriscono una attribuzione a Niccolò di Segna, tra i quali la scelta di colori, i volumi resi con uno spiccato chiaroscuro e le pieghe del manto, tutte caratteristiche riscontrabili nel menzionato polittico di Santi nella Pinacoteca Nazionale di Siena.

Il viso del Santo, la sua forte espressione e i tratti spigolosi resi dal forte chiaroscuro indicano chiaramente l’influenza che Duccio ha avuto sul lavoro di Niccolò di Segna. D’altro canto, le figure addolorate che decorano il resto della predella risentono fortemente dello stile di Simone Martini, in particolar modo nell’uso del chiaroscuro, delle forme sottili e dell’irregolare utilizzo dei colori. L’artista prende dal Martini anche la tecnica di punzonatura dell’aureola, che è costruita su due linee concentriche di diverse forme e dimensioni che vanno a sovrapporsi al lato superiore della cornice. L’attenzione al minimo dettaglio nella punzonatura ne garantisce un senso di preziosità e ricercatezza rinforzato dalla raffinata eleganza dei ricchi broccati.

Secondo Matteuzzi, guardando alla punzonatura fortemente indebitata al Martini del presente pannello, e degli altri appartenenti al polittico, e alle altre caratteristiche stilistiche, si potrebbe suggerire una datazione intorno ai primi anni trenta del quattordicesimo secolo. Matteuzzi suggerisce di posizionare la creazione di questo polittico tra la Madonna con Bambino al Museo Diocesano di Cortona e la Madonna con Bambino del 1336, firmata e datata dall’artista, creata per la cappella di San Galgano a Monesiepi, ed ora conservata presso la canonica di Chiusdino.